Acufene e mandibola: cosa può causarlo?
L’acufene è un disturbo uditivo che si manifesta come una sensazione acustica, nel dettaglio, la sensazione è quella di sentire dei suoni senza che questi siano realmente presenti nell’ambiente. Possono essere suoni di vario tipo come fischi, sibili oppure soffi e pulsazioni sincrone con il battito cardiaco.
Ronzii e fischi alle orecchie sono spesso un impedimento alla normale vita quotidiana e specialmente di notte gli acufeni non danno tregua. Le cause dell’acufene sono molteplici e possono riguardare delle infezioni all’orecchio, l’accumulo eccessivo di cerume, o addirittura un forte stress emotivo.
E se la causa degli acufeni fosse da ricercarsi nel mal funzionamento della mandibola? Sintomi come vertigini, nausea, bruxismo, iperacusia possono essere direttamente collegati ad un problema alla mandibola.
La relazione tra bruxismo e tinnito è stata codificata per la prima volta nel 1934 da James Bray Costen. Il celebre otorinolaringoiatra statunitense sottolineò come molti suoi pazienti lamentassero dolori all’orecchio, anche se l’organo uditivo appariva completamente integro e sano.
Esistono connessioni funzionali tra i muscoli della mandibola e l’attività del muscolo tensore del timpano (tensor tympani). Se la mandibola non funziona correttamente la tensione muscolare che si genera si estende all’orecchio. Qui può trasformarsi in acufene o instabilità motoria che causa nausea, vomito e cefalea.
La perdita dei denti, i denti che si inclinano, masticare soltanto da un lato della bocca, digrignare i denti di notte (bruxismo) possono essere alla base di disturbi uditivi come il ronzio o fischio all’orecchio dei quali, spesso, non si conoscono le cause.
Anche sintomi che comunemente sono riferiti alla sindrome di Ménière in realtà possono essere dovuti a un cattivo funzionamento mandibolare. In questo caso causano tutti i fastidi legati a questo disturbo come i capogiri, vertigini e instabilità motoria.
Per risolvere un problema di acufene legato alla mandibola l’odontoiatra e l’otorino lavorano gomito a gomito. Esclusa una causa neurologica dell’acufene, ci si concentra sull’aspetto somatosensoriale. Ci si rivolge al gnatologo che effettuerà una serie di esami per capire se il disturbo è causato da un mal funzionamento o da una instabilità mandibolare che portano agli acufeni. Ad esempio una riabilitazione occlusale su una mandibola storta, se non effettuata bene, può causare diversi disturbi e ripercuotersi anche sull’apparato uditivo, causando acufeni.
Il fatto che la maggior parte dei pazienti acufenici presenti anche dei deficit uditivi ha portato a considerare la percezione dell’acufene correlata alla deprivazione acustica. Si ritiene che il sistema nervoso centrale reagisca alla mancanza di stimolazione neurale dell’orecchio (segnale fantasma) aumentando il proprio livello di “attenzione” nei confronti dei segnali uditivi che Io raggiungono e, di fatto, aumentando la sua consapevolezza verso i suoni derivanti dall’attività neurale anomala del sistema, svolta fino a quel momento in modo subcosciente.
È bene sottolineare che gli acufeni tendono a cronicizzarsi se non trattati, in quanto il disturbo somatosensoriale genera un meccanismo neurologico centrale di auto-mantenimento.
Le statistiche indicano che il 70-90% dei pazienti acufenici, sottoposti a test audiometrico, presenta una qualche forma di deficit uditivo, eppure il 60% di loro lo nega oppure non si accorge di avere difficoltà a sentire.
Il personale del Centro Acustuco Sentire effettua una visita audiometrica per verificare l’effettivo disturbo nel paziente e si occupa di trovare le soluzioni più adatte a ciascun caso proponendo specifici apparecchi uditivi che aiutano ad alleviare il ronzio o il fischio all’orecchio.
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