Deficit uditivo e patente di guida
Un deficit uditivo può vincolare la nostra capacità di guidare un veicolo in sicurezza. Mentre siamo al volante l’udito rappresenta un sistema di sicurezza e attenzione importante quasi quanto gli occhi, in quanto è in grado di darci una “visione” periferica quasi a 360°, contrariamente invece a quello che fa la vista. Quante volte abbiamo rinunciato ad un cambio di corsia dopo aver percepito più o meno chiaramente che accanto a noi vi era un altro mezzo solo per averne sentito il motore?
I problemi dovuti all’ipoacusia comprendono sonnolenza, alterazioni dello stato di vigilanza e della soglia di attenzione. Tutte le tecnologie per la sicurezza diventano quasi inutili se non entra in gioco anche la prudenza del guidatore stesso, unita ad una condizione fisica ottimale.
Per poter conseguire o rinnovare la patente A o B, secondo l’articolo 119 del Codice della Strada, occorre percepire da ciascun orecchio la voce di conversazione con distinzione a non meno di due metri di distanza. Anche tramite l’ausilio di apparecchi correttivi, con annotazione sulla patente.
Per quanto riguarda, invece, le patenti C, D o E serve percepire la voce di conversazione a non meno di otto metri di distanza e a non meno di due metri con l’orecchio che sente di meno, senza l’uso di apparecchi correttivi.
Se non si posseggono questi requisiti, è comunque possibile richiedere la patente A o B, ma servirà rivolgersi ad una commissione medica locale per richiedere l’idoneità ad un tipo di patente diversa (AS o BS).
Le norme in vigore legano il conseguimento della licenza alle condizioni psicofisiche. Solo nel caso di via libera da parte del medico si può guidare un veicolo. Il controllo delle condizioni di salute è quindi una costante per gli automobilisti italiani. Anche nel caso di rinnovo della patente un medico legale valuta le condizioni fisiche del patentato, in particolare quelle visive e uditive.
Primo step della visita medica per la patente è il faccia a faccia con il cosiddetto medico di fiducia. Il medico di famiglia sottopone al paziente un questionario da compilare. È il primo passaggio che conduce alla visita medica patente vera e propria e serve per ottenere il primo certificato. Il certificato anamnestico è richiesto nell’ipotesi specifica del rilascio o del rinnovo della patente in quanto sono diverse le patologie che possono costituire un rischio per la guida.
Certificato anamnestico in mano, l’aspirante automobilista affronta il secondo step della visita medica patente. Sono il medico dell’Asl o il medico legale dell’autoscuola a effettuare i nuovi controlli. Sono di due tipi: prima l’analisi del certificato anamnestico e poi le visite oculistica e dell’udito del candidato.
La patente di guida ha una validità temporanea, quindi periodicamente va rinnovata, e questa dipende dall’età della persona. Fino ai 50 anni, il rinnovo è previsto ogni 10 anni. Oltre e fino ai 70 anni, il rinnovo è ogni 5 anni che diventa ogni 3 anni fino all’età di 80 anni. Per coloro che hanno la fortuna e la capacità a guidare anche oltre, il rinnovo diventa ogni due anni.
Se una persona ha problemi di udito, può comunque avere la patente, se la sua patologia è stabilizzata, come previsto dall’art. 119 del Codice Stradale, modificato con D.L. n. 90 del 24/06/2014 e convertito in legge, n. 114 del 11/08/2014. Secondo il Ministero della Salute, se durante la visita medica, per l’accertamento dell’idoneità psicofisica, per il rinnovo della patente, la Commissione Medica riconosce al paziente una patologia stabilizzata, non suscettibile quindi a peggioramento, i successivi rinnovi potranno essere effettuati dal medico monocratico (di solito della Asl), quello che normalmente effettua la visita di idoneità a tutti i patentati. Senza, cioè, la necessità di ricorrere nuovamente ad una Commissione medica.
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